FESTA DELLA “TABASKI”

In occasione della Festa Tabaski, i minori del progetto Sprar/Sirpoimi MSNA di Sant’Andrea di Conza, insieme con i beneficiari dei Centri di accoglienza di Sant’Angelo dei Lombardi, Conza della Campania e Bisaccia, sono partiti per raggiungere la Moschea di Napoli per trascorrere lì una delle feste principali della religione islamica, che segue la fine del Ramadan. La certezza del giorno in cui si celebra la “Tabaski” si ha solo con poco anticipo o addirittura il giorno prima, secondo il calendario lunare, quando le guide religiose ci informano dopo aver consultato il cielo. Pertanto, di anno in anno cambia. La festa, chiamata anche festa dell’Aid-el-Kebir, è caratterizzata da convivialità e offerta e, secondo il rito musulmano, dopo i quattro tempi dedicati alla preghiera, si uccide una pecora, la si prepara accompagnandola con riso bianco e la si mangia insieme a parenti e amici. Perché tra tanti animali, si sceglie di sacrificare una pecora? Perché l’ “Aid” ricorda il sacrificio che fece il profeta Abramo, messo alla prova da Dio che gli chiese di sacrificare suo figlio. Abramo obbedì anche se aveva solo un figlio e, per ricompensarlo, Dio sostituì il figlio con una pecora quando il padre stava ormai per sgozzarlo. Con questo sacrificio che si fa ripetendo il gesto ogni anno, i musulmani dimostrano la loro sottomissione a Dio e alla sua volontà. Si tratta comunque di una “Sunna”, un atto non obbligatorio, ma raccomandato da Allah a tutti. Vivendo lontano da amici e dalla famiglia, è importante riunirsi in questo giorno in una Moschea per la preghiera. Ma è anche un’esplosione di colori, si indossano vestiti nuovi ed eleganti preparati proprio per tale occasione o, comunque, il vestito più bello che si ha. Non avendo qui in Italia l’occasione di sacrificare una pecora come prescrive il rito e preparare i deliziosi piatti tipici, al ritorno dalla preghiera in Moschea presso ogni Centro di accoglienza si è organizzata una grande festa con carne alla griglia e cous-cous.