Il progetto SAI in Irpinia World
Da diversi anni a questa parte il progetto SAI è presente nella piccola comunità di Sant’Andrea di Conza, ormai è diventata una vera e propria istituzione. L’ente locale guida il progetto come capofila. L’Associazione Irpinia 2000 Onlus offre la sua pluriennale esperienza in questo campo nella gestione delle attività. Il Centro ospita ragazzi che non hanno ancora raggiunto la maggiore età. Vi sono tre strutture fisiche dislocate in diverse parti del paese corrispondenti a cinque comunità alloggio.
La capacità massima di accoglienza è di 36 posti per MSNA che provengono dagli Stati più disparati. La maggioranza arriva dal Bangladesh, ma ci sono anche ragazzi tunisini, senegalesi, albanesi, nigeriani, sudanesi e della Sierra Leone.
Le difficoltà che si possono riscontrare in percorsi di seconda accoglienza come quello di Sant’Andrea non sono poche. Innanzitutto ci si trova di fronte a giovani che sono stati costretti ad abbandonare il loro paese per differenti motivazioni tra cui guerre e povertà. La nostalgia di casa a volte si fa sentire così come la tristezza e lo sconforto. Il viaggio è di sicuro un’altra tematica fondamentale per i beneficiari. Essi hanno attraversato diverse nazioni e continenti. Nei casi peggiori ci sono state violenze e maltrattamenti di varia natura. Il loro sguardo è rivolto costantemente sia al passato che al futuro in un limbo di indeterminatezza e incertezza e molte volte la lingua può essere uno scoglio. La comunicazione, però, passa anche attraverso gli sguardi e la vicinanza fisica ed emotiva.
Un altro scoglio da sormontare è la mediazione fra la cultura da cui i beneficiari provengono e quella che li ospita. È necessario nel primo periodo dell’accoglienza l’interiorizzazione delle regole della comunità in cui vivono nel rispetto del loro background fatto di riti, pensieri e convinzioni forti.
Vale la pena ricordare, infine, che i ragazzi si trovano in un’età particolare.
Tutti sappiamo che il periodo dell’adolescenza è critico. Si affrontano un buon numero di cambiamenti corporei e vengono gettate le basi per l’età adulta. Il compito dell’equipe multidisciplinare, in questa fase, è consentire al ragazzo la conquista di un’identità propria, identità che passa attraverso il riconoscimento del minore come soggetto attivo di una comunità. La continuità risulta fondamentale. È necessario rivolgersi al passato del minore per avere consapevolezza di ciò che è stato, di ciò che è e di ciò che vuol diventare. In questo modo è possibile integrare i bisogni interiori a quelli sociali e consentire un buon inserimento nell’ambiente esterno. Per far fronte a tutte le esigenze e le richieste di minori c’è una straordinaria equipe multidisciplinare. Essa è composta da professionisti competenti e adeguatamente formati in grado di far fronte ad ogni evenienza. Il lavoro è suddiviso in diverse aree tutte finalizzate ad accompagnare il beneficiario nel suo percorso di autonomia.
Le operatrici e gli operatori si impegnano quotidianamente nel dare risposte possibili ai bisogni quotidiani di prima necessità.
Gli avvocati e gli operatori legali si occupano dell’area legale. Ci si focalizza, innanzitutto, sul riconoscimento dello status giuridico del rifugiato. Quindi si provvede alla richiesta di permesso di soggiorno e a tutta la documentazione necessaria.
L’assistente sociale è in contatto con l’ente locale per segnalare le condizioni di vulnerabilità. Si occupa, inoltre, della residenza, e del versante medico in concerto con le operatrici sanitarie.
L’area educativa, ancora, assume un’importanza capitale. Oltre agli imprescindibili contatti con la scuola e le lezioni di potenziamento dell’italiano, infatti, bisogna impartire delle regole fondamentali per la convivenza in comunità. I ragazzi devono imparare a rispettare il paese che li ospita e diventare dei cittadini consapevoli e attivi.
L’area dell’integrazione si occupa di progetti formativi, attivazione di tirocini e dell’orientamento al lavoro. Per arrivare ad una indipendenza economica, infatti, è indispensabile formarsi e trovare un lavoro stabile. Anche l’inserimento abitativo è una priorità.
La psicologa, infine, interviene sulle situazioni di disagio e su problematiche particolari di malessere. Il tutto non sarebbe possibile senza l’apporto della mediazione. La costante presenza della mediatrice, infatti, è cruciale per permettere ai beneficiari di esprimersi e per moderare gli eventuali conflitti.
Il coordinatore si occupa dei rapporti con enti esterni e favorisce un confronto proficuo fra i membri dell’equipe. Il suo compito è assicurarsi che ognuno dia il massimo.
Grazie al centro SAI, Sant’Andrea è un paese variopinto e al passo coi tempi. Bangladesh, Tunisia, Italia, Sierra Leone, Guinea Bissau, Albania, Pakistan, Nigeria, Sudan, Eritrea. I colori di tutte le bandiere si possono amalgamare e formare un arcobaleno di speranza e apertura ad un futuro sostenibile.